ECO MONDO
Dal rapporto Burtland ad oggi sono passati 20 anni. Una frase così semplice ha trovato tanti ostacoli lungo il suo cammino. Il blog nasce per raccogliere in un unico posto tante notizie, informazioni e documenti che giornalmente raccolgo su Internet. Il WEB 2.0 deve diventare una realtà
1 novembre 2019
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3 ottobre 2019
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13 gennaio 2012
Petizione Salviamo Torre Guaceto dal Depuratore di Carovigno
L'area Marina Protetta di Torre Guaceto è seriamente minacciata dall'attivazione dell'Impianto di Depurazione Consortile del Comune di Carovigno, che scaricherà le acque reflue depurate all'interno del Canale Reale, un canale già seriamente compromesso e che sfocia nella Zona A (quella più importante dal punto di vista ambientale) dell'Area Marina Protetta. Il bacino idrografico del Canale Reale è soggetto a forti pressioni antropiche dovute allo sfruttamento agricolo dei suoli che esso attraversa e dall'immissione nelle sue acque degli scarichi prodotti da aziende di confezionamento alimentare, in particolare oleifici. Non è escluso che il Canale possa raccogliere scarichi occasionali effettuati da soggetti diversi e comunque non autorizzati.
La foce del canale Reale dista 900 metri dall'habitat prioritario Praterie di Posidonia presente nel SIC Torre Guaceto Macchia san Giovanni.
L'Acquedotto Pubblico Pugliese intende realizzare lo scarico dei reflui depurati, provenienti dall' Impianto di depurazione consortile di Carovigno, nel Canale Reale; l'AQP ha chiesto autorizzazione in data 18 febbraio 2011 alla Provincia di Brindisi.
Tale progetto mette però fortemente a rischio l'Area Marina Protetta di Torre Guaceto, che rappresenta un tesoro di biodiversità per il mare pugliese e mediterraneo: in caso di prolungato malfunzionamento dell'impianto non sono state individuate soluzioni per la mitigazione di un eventuale impatto derivante da tale malfunzionamento.
La minaccia per la biodiversità dell'Area Marina Protetta di Torre Guaceto (inserita nella Lista delle Aree Specialmente Protette del Mediterraneo per la Convenzione Biodiversità di Barcellona) rimane molto alta, in caso di messa in funzione del depuratore, poiché lo scarico in mare di 10.000 m3 al giorno, di acqua dolce depurata ricca quindi di materiale organico sospeso, avrà notevoli conseguenze ecologiche, provocando una variazione locale della salinità e uno spostamento verso un sistema eutrofico, anche a causa della bassa profondità e scarsa motilità delle acque della laguna. Il peggioramento dello stato di salute del posidonieto accelererà per aumento della sedimentazione.
L'A.Q.P. chiede 120 giorni, dall'attivazione dello scarico, per la messa a regime dei processi depurativi; ciò comporterà nei primi mesi lo scarico in zona A di acque non sufficientemente depurate. In caso di malfunzionamento del depuratore anche per breve/medio termine, non è stato previsto alcun sistema di salvaguardia cosa che porterà reflui non depurati in una zona A di un'area marina protetta e a cento metri da un habitat prioritario.
Oltre al danno ecologico irreversibile vi sarà un danno economico: la popolazione di specie ittiche di valore commerciale che in zona A rappresentano un "serbatoio" per tutta la costa brindisina saranno danneggiate con riduzione delle rendite di pesca, in primis per ipescatori autorizzati a svolgere tale attività nella zona C, in misura minore per tutti gli operatori della piccola pesca costiera delle aree limitrofe. Il danno economico maggiore ricadrà sugli operatori del settore turistico; direttamente sui fornitori di servizi presenti nella riserva, compreso questo ente; indirettamente sugli operatori turistici dell'intero territorio provinciale.
La Regione Puglia e la Provincia di Brindisi, nonostante i pareri negativi del Consorzio di Torre Guaceto, del Ministero dell'Ambiente, dell'Arpa Puglia, della Capitaneria di Porto e incurante della minaccia di denuncia da parte del WWF Puglia, poichè lo scarico sarebbe in violazione della legge istitutiva di Torre Guaceto, sono intenzionati a portare avanti questo scempio.
Tocca a noi cittadini fermarli, raccogliamo 10.000 firme e inviamo il tutto alla Provincia di Brindisi, per dire NO alla distruzione di Torre Guaceto
3 novembre 2011
Il debito va pagato. Ma da chi lo ha generato
In questo periodo di proteste sono stati diffusi in rete appelli come "Noi il debito non lo paghiamo. Dobbiamo fermarli". Ma non sarebbe meglio dire: il debito deve essere pagato da chi ci ha speculato sopra, da chi ci si è arricchito più di quanto lo era già?
L'ambiguità delle affermazioni tipo "Non paghiamo il debito" derivano da una interpretazione della crisi e delle sue cause un po' semplicistica. Si parla infatti «di una crisi provocata e gestita dai ricchi e dal grande capitale finanziario». Ma si tratta davvero di una crisi prevalentemente finanziaria? Non della crisi di un modello economico e produttivo fondato sulla crescita della produzione di merci?
I colossali debiti pubblici dei Paesi industrializzati, a cui occorre aggiungere i debiti delle famiglie e delle imprese, sono stati accumulati allo scopo di accrescere sistematicamente la domanda per assorbire le quantità crescenti di merci immesse sui mercati in conseguenza di un aumento della produttività dovuto allo sviluppo tecnologico. Il pagamento del debito deve quindi ricadere sulle spalle di chi ha gestito la domanda speculandoci sopra, mediante una tassazione mirata sui grandi capitali e i grandi profitti. Il debito va pagato da loro.
Ma questo non basta se contestualmente non si interviene per eliminare le cause che hanno portato all'accumulazione di questi debiti. Solo una decrescita selettiva del Pil, ottenuta eliminando gli sprechi e le inefficienze con uno sviluppo tecnologico diverso, non più finalizzato ad accrescere la produttività, ma a ridurre il consumo di risorse, il consumo di energia e le quantità dei rifiuti, può consentire che non si accumulino di nuovo dei debiti per assorbire una produzione crescente di merci che non sarebbe assorbita autonomamente dal mercato.
Dunque: il debito è stato contratto dagli Stati per consentire alle grandi aziende di vendere tutto ciò che producono (per esempio i contributi pubblici per la rottamazione delle automobili) o di realizzare grandi opere pagate dal denaro pubblico (per esempio il Tav, le autostrade, le strutture olimpiche). Per pagare questi costi gli Stati si sono fatti prestare i soldi dai risparmiatori e li hanno dati alle grandi imprese. Se si decide di non pagare più il debito, chi ha avuto ha avuto (le grandi imprese), chi ha dato ha dato (i risparmiatori) e non gli viene restituito ciò che ha dato. Ma chi sostiene queste proposte ha una vaga idea delle loro conseguenze? Il debito va pagato e lo devono pagare le classi sociali che ci si sono arricchite sopra.
Questo va detto senza ambiguità, senza rifugiarsi dietro frasi vuote come: «Si deve uscire dalla crisi con il cambiamento e l'innovazione». O affermazioni del tipo: «Le risorse ci sono». Se per risorse s'intendono quelle della Terra, sono in molti ad avere dei dubbi che ce ne siano ancora abbastanza per continuare a consumarne come si è fatto negli ultimi cento anni. Se per risorse s'intendono quelle finanziarie e si porta come esempio il taglio delle spese militari (che va fatto per ragioni etiche su cui non occorre spendere parole) non si ha idea di cosa si sta parlando: il bilancio del Ministero della difesa italiano nel 2010 è stato di 27 miliardi di euro, il costo dei 131 cacciabombardieri F 35 ammonterà nei prossimi anni a 17 miliardi di euro, il debito pubblico italiano viaggia verso i 2000 miliardi di euro. Il taglio delle spese militari non basta.
Tutto ciò può dare una boccata d'ossigeno. Ma non servirebbe se son si eliminassero le cause che hanno portato alla formazione dei debiti pubblici e cioè la finalizzazione dell'economia alla crescita della produzione di merci. Solo una politica economica e industriale finalizzata alla riduzione dei consumi inutili e degli sprechi, la crescita dell'efficienza energetica, lo sviluppo delle fonti rinnovabili, il recupero dei materiali contenuti negli oggetti dismessi, il blocco della cementificazione, la ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente, il potenziamento dei trasporti pubblici e forti limitazioni all'uso dei mezzi privati possono consentire alle economie dei paesi industrializzati di uscire dalla spirale dei debiti che li sta strozzando.
Raccolta differenziata: 30 rifiuti che non si riciclano né si compostano
green più importanti, ci sono alcuni rifiuti, anche organici, che non
si differenziano nei normali bidoni della raccolta differenziata
(carta, plastica, vetro) né compòstano come erroneamente si potrebbe
credere.
Ricordate i giorni in cui c'era un solo raccoglitore della spazzatura?
Abbiamo spedito in discarica cose che avrebbero potuto concimare i
giardini dei nostri cortili, abbiamo sepolto a fianco di altri
materiali, composti che avremmo potuto recuperare e reinserire nella
catena di produzione.
Oggi ognuno di noi ha diversi bidoni della spazzatura e molti sono
soliti cimentarsi nella produzione di compost fai-da-te da utilizzare
come concime per il proprio giardino. Ma non tutti i rifiuti sono
adatti per un raccoglitore o per l'altro. Ed esistono ancora molti
luoghi comuni che è meglio sfatare.
Ecco un elenco di 30 cose che le persone erroneamente tentano di
compostare o riciclare.
RIFIUTI ORGANICI CHE E' MEGLIO NON INSERIRE NEL COMPOST:
Prodotti di panetteria: torte, pasta e prodotti da forno. Metti uno di
questi elementi nella pila per il compostaggio e hai steso il tappeto
di benvenuti per i parassiti indesiderati.
Olio da cucina: è ideale come cibo per animali e per insetti
visitatori. Può anche sconvolgere l'equilibrio di umidità del
compostaggio. Soprattutto se si tratta dell'olio della frittura
esausto per la quale esistono, come abbiamo visto, particolari regole
a cui attenersi per il corretto smaltimento.
Piante malate: cestinatele. Se non volete trasferire batteri o funghi
a tutto ciò che finisce nel compostaggio.
Feci umane o animali: Troppo rischio per la salute. Ciò include la
lettiera del gattino. I rifiuti e la lettiera dagli animali domestici
non-carnivori dovrebbero essere fini.
Prodotti a base di carne: Ciò include i grassi animali delle ossa, di
sangue e del pesce. Un altro magnete per i parassiti.
Prodotti lattiero-casearii: Astenetevi dal concimare con composti in
latte, formaggio, yogurt e crema. Si degradano e attirano i parassiti.
Riso: il riso cucinato è insolitamente focolaio fertile per quei
generi di batteri che non volete nel vostro concime. Il riso crudo
attira microorganismi nocivi.
Segatura: così allettante. Ma se non si conosce il legno da cui
proviene e come è stata trattata, meglio stare alla larga.
Piante da giardino testarde: i denti di leone, l'edera e il kudzu sono
esempi di piante o di erbacce che, se destinate al compostaggio,
piuttosto che decomporsi, utilizzerano il nostro compost come posto
ideale per svilupparsi.
Prodotti personali usati: tamponi, pannolini e oggetti sporchi di
sangue o liquidi sono un rischio per la salute.
Noci: contengono il juglone, una sostanza naturale aromatica e tossica
per alcune piante.
RIFIUTI CHE NON SI RICICLANO NELLA COMUNE DIFFERENZIATA
raccolta_differenziata2
Bombolette per l'aerosol: sono di metallo. Poiché le bombolette spray
contengono anche i propellenti ed i prodotti chimici, la maggior parte
dei sistemi comunali li considerano materiale pericoloso.
Batterie: sono riciclate separatamente sia dai rifiuti regolari che
dal riciclaggio porta a porta.
Carta brillante, tinta: le forti tinture di carta funzionano come un
calzino rosso nel bucato bianco.
Ceramiche: es. le tazze di caffè. Possono essere riutilizzate per il giardino.
Pannolini: Non è commercialmente fattibile recuperare la carta e la
plastica dei pannolini usa e getta. Molti Comuni hanno previsto una
raccolta ad hoc, ma per non sbagliare meglio orientarsi verso
pannolini biodegradabili (e anche compostabili) o pannolini lavabili.
Rifiuti pericolosi: includono prodotti chimici di uso casalingo,
l'olio del motore, l'antigelo ed altri liquidi refrigeranti. L'olio
del motore è riciclabile, ma di solito è trattato separatamente dagli
articoli per la casa. Scoprite come la vostra comunità tratta i
materiali pericolosi prima di aver bisogno di questi servizi.
Vetro per la casa: i vetri delle finestre, gli specchi, sono poco
pratici da riciclare e non andrebbero buttati nella classica campana.
Anche qui informarsi prima sul corretto smaltimento
Le lampadine a risparmio energetico sono riciclabili, ma contengono
una piccola quantità di mercurio e non dovrebbero essere trattate come
le lampadine comuni di casa. In Italia è il Consorzio Ecolamp ad
occuparsi dello smaltimento di queste lampadine e bisogna informarsi
sui punti di raccolta allestiti nelle diverse città.
Contenitori per succhi di frutta ed altri contenitori di bevande
rivestiti di cartone: Alcune aziende di imballaggi (Tetra pack o
Elapack) hanno cominciato a produrre i contenitori riciclabili. Questi
saranno appositamente contrassegnati con l'apposito simbolo. Gli altri
non sono adatti per il riciclaggio.
Rifiuti sanitari: siringhe, tubi, bisturi ed altri elementi a rischio
biologico dovrebbero essere smaltiti come tali.
Gomme e Pneumatici: anche loro hanno un sistema di smaltimento
apposito, mai gettarli nei cassonetti della plastica.
Tovaglioli ed fazzoletti di carta: tranne i casi in cui hanno
assorbito qualcosa in particolare, destinarli al compostaggio.
Contenitori della pizza: Al contrario di ciò che si pensa questi
cartoni una volta mangiata la pizza sono troppo grassi per essere
inseriti nel bidone della carta.
Sacchetti di plastica ed involucro di plastica: se possibile, pulire e
riutilizzare. Assicurarsi che non vengano dispersi nell'ambiente.
Scatole di plastica rivestite, contenitori di plastica per alimenti,
o plastica senza il simbolo del riciclo: nel bidone della plastica
vanno inseriti solo i contenitori appositamente segnalati dal simbolo,
per il restante informarsi sul corretto smaltimento.
Viti di plastica: smaltire separatamente dalle bottiglie di plastica
riciclabili. Ricorda che i tappi più piccoli sono rischio di
soffocamento se immessi nell'ambiente.
Stoviglie di plastica: piatti, bicchieri e posate di plastica non sono
riciclabili e vanno gettati nell'indifferenziato. A meno che non si
tratti di prodotti in bioplastica biodegradabile come il mater-Bi che
possono essere tranquillamente compostati.
Carta bagnata: la carta che è stata esposte all'acqua non può essere
riciclata. Le fibre possono essere danneggiate e ci sono rischi di
contaminazione.
Scontrini e carta trattata chimicamente: vanno gettati nell'indifferenziata
Il vostro sistema di riciclaggio comunale ha l'ultima parola su ciò
che finisce nel bidone. Alcune zone limiteranno più elementi di quelli
elencati. Altri hanno programmi speciali per la gestione dei materiali
complessi o più problematici. Nella maggior parte dei casi, i sistemi
comunali sono lieti di fornire ai cittadini linee guida scritte. Ti
chiedi come riciclare qualcosa? Chiama il numero verde del Comune
della tua città che saprà sicuramente indirizzarti all'ufficio
dedicato appositamente istituito per eliminare ogni vostro dubbio.