twitter

24 aprile 2008

Bella frase...

Leo Longanesi: "In Italia non è la libertà che manca: mancano gli uomini liberi"

21 aprile 2008

Ennesimo record del petrolio pesanti i costi per l'economia

Il petrolio continua la sua corsa e anche oggi fa registrare un nuovo record, sfondando quota 117 dollari al barile. Una spirale che sembra inarrestabile e che ha costi pesantissimi sull'economia globale, nell'ordine di 500 miliardi di dollari per ogni dieci di aumento. Il dato è stato fornito dal presidente del Consiglio Romano Prodi all'International Energy Forum in corso a Roma: "E' necessario che i prezzi petroliferi siano relativamente stabili a livelli accettabili sia per i consumatori che per i produttori. Prezzi del petrolio troppo alti pesano sull'economia mondiale, specie sui paesi più poveri, con un costo, diretto e indiretto, per l'economia mondiale stimabile in 500 miliardi di dollari ogni 10 dollari di aumento del prezzo al barile".

E in effetti anche stamane si è registrato l'ennesimo aumento del greggio, che si è attestato a 117,05 dollari al barile sulla scia del forte rialzo dei listini azionari. Sul circuito elettronico i future sul Light crude avanzano di 51 dollari a 117,15 dollari. Massimo storico anche per i future sul Brent a 114,35 dollari. L'Opec, riunito a Roma per via dell'Ief, ha dichiarato che non esiste spazio per un rialzo della produzione, poiché il mercato è in equilibrio e gli attuali livelli dei prezzi sono da imputare al ruolo della speculazione e alla debolezza del dollaro.

"Dobbiamo scongiurare il rischio che l'energia costituisca in futuro ragione di tensione e di scontro, tra le varie regioni del mondo, da cui saremmo tutti perdenti", ha detto ancora Prodi, ricordando che "si sta delineando un conflitto tra cibo e carburante con disastrose conseguenze sociali a fronte di dubbi benefici ambientali. Non possiamo rimanere a guardare".

Il riferimento diretto è ai biocarburanti: "E' molto preoccupante quello che sta avvenendo nel mercato delle materie prime agricole. L'aumento dei prezzi, stimolato, oltre che dalla crescente domanda alimentare, dall'incremento della coltivazione dei biocarburanti, sta producendo forti tensioni in molti Paesi", ha spiegato Prodi.

Secondo il premier uscente per far fronte ai problemi dell'energia non basta una politica europea: "L'Europa da sola non basta. Le sfide energetiche sono globali e hanno bisogno di risposte globali". E tuttavia, "l'Europa sta facendo la sua parte ma occorre che tutti lavorino insieme per obiettivi comuni. Mi rendo conto che ci vorrà del tempo, ma non c'è altra scelta". "La politica europea - ha concluso Prodi - ha il grande vantaggio di un approccio integrato su energia e clima".

V- DAY per l'informazione

V2day

16 aprile 2008

Acquisti "verdi" per la PA, si faranno?

Nei giorni scorsi è stato firmato il DM per gli acquisti di beni e servizi a basso impatto ambientale per la PA, ma in assenza di un decreto attuativo e visto l'esito delle elezioni, il piano nazionale sul Green Public Procurement rischia lo stop

Una nota del ministero dell'ambiente aveva annunciato, l'11 aprile di quest'anno, l'entrata in vigore del decreto interministeriale (previsto dalla finanziaria 2007) sul piano di azione per la sostenibilità nella pubblica amministrazione (Green Public Procurement), predisposto di concerto con i ministeri dello sviluppo economico e dell’economia.

L'iniziativa, già adottata da alcune regioni quali la Lombardia, vorrebbe essere estesa a livello nazionale, ma in realtà mancano ancora i provvedimenti attuativi contenenti i criteri ambientali minimi cui la PA si dovrà attenere nelle proprie spese.

Sono quegli indicatori che il Consip, la società che «cura» gli acquisti del ministero dell’economia, avrebbe dovuto introdurre nelle gare di appalto per la fornitura di beni e servizi. In sostanza una svolta verso criteri non solo di efficienza, ma anche di sostenibilità.

I risultati delle elezioni e il cambio di rotta al governo saranno in ogni caso motivo di ritardo nella stesura delle linee guida del piano nazionale (sempre che venga confermato l'impegno).

Nell'ipotesi di una pronta esecuzione del mandato di «acquisti verdi», entreranno a far parte delle forniture per la Pubblica Amminsitrazione le fonti energetiche rinnovabili, i prodotti che consentono una minore produzione di rifiuti, i materiali riciclati e quelli privi di sostanze tossiche.

In effetti, in Italia c'è già un precedente fallimento di un'iniziativa analoga, sempre per motivi procedurali. Si tratta del Decreto Ministeriale dell'8 maggio 2003 numero 203 recante le «Norme affinché gli uffici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura non inferiore al 30% del fabbisogno medesimo».

L'importanza del piano nazionale sul Green Pubblic Procurement, come ricorda il ministro dell'ambiente uscente Alfonso Pecoraro Scanio, appare evidente se si pensa che le spese interessate da questa svolta «verde» ammontano a ben 50 miliardi di euro ogni anno.

14 aprile 2008

Tibet - support the Dalai Lama

Hi,

I just signed an urgent petition calling on the Chinese government to respect human rights in Tibet and dialogue with the Dalai Lama. This is really important, and I thought you might want to take action:

http://www.avaaz.org/en/tibet_end_the_violence/98.php/?cl_tf_sign=1


After decades of repression, the Tibetans are sending out a global cry for change. Unrest is spreading across Tibet and neighbouring regions, and the Chinese regime is right now making a crucial choice between escalating repression or dialogue.

President Hu Jintao needs to hear that "Made in China" exports and the upcoming Olympics in Beijing will have the support of the world's people only if he chooses dialogue. But it will take an avalanche of global people power to get his attention. Click below to sign the petition--in just 7 days, the campaign is over half way to the goal of 2 million signatures!

http://www.avaaz.org/en/tibet_end_the_violence/98.php/?cl_tf_sign=1

Thank you so much for your help - forward this email to friends!

3 aprile 2008

Biocombustibili: un rimedio peggiore del male

Le politiche di incentivazione in atto sono scorrette, dato che gli agricoltori ricevono una ricompensa per la produzione dell’olio di palma ma non per la gestione del carbonio

La conversione degli ecosistemi nativi in coltivazioni adatte alla produzione di biocombustibili potrebbe comportare effetti molto negativi sul riscaldamento globale: è quanto ha concluso uno studio svoltò presso l’Università del Minnesota in collaborazione con la organizzazione Nature Conservancy.

Secondo quanto si legge sull’ultimo numero della rivista “Science”, il carbonio che andrebbe perduto convertendo foreste fluviali, boschi, savane e praterie supera infatti di gran lunga il risparmio nelle emissioni garantito proprio dal consumo di combustibili derivati dalle colture agricole invece che di combustibili fossili.

Secondo le stime, l’estensione di colture di mais e di canna da zucchero per ricavare metanolo e di palme e soia per la produzione di biodiesel, rilascerebbe annualmente da 17 a 420 volte più carbonio di quello che si eviterebbe di immettere in atmosfera con la transizione verso i biocombustibili.

Nel corso della ricerca, gli autori dello studio hanno preso in considerazione il caso dell’Indonesia, in cui lo scompenso ha raggiunto valori altissimi: la conversione di suoli torbosi in piantagioni di palma ha determinato un “debito di carbonio” che richiederebbe 423 anni per essere estinto. Allo stesso modo, la perdita di carbonio dovuto al disboscamento della foresta amazzonica per lasciare posto alle coltivazioni di soia potrebbe essere recuperata in 319 anni di consumo di biodiesel.

“Le politiche di incentivazione in atto sono scorrette dal momento che gli agricoltori ricevono una ricompensa per la produzione dell’olio di palma ma non per la gestione del carbonio”, ha commentato Stephen Polasky docente di economia applicata dell’Università del Minnesota, che firma lo studio. “Ciò crea uno sbilanciamento che va a incrementare le emissioni di carbonio.”

E Joe Fargione, studioso di Nature Conservancy che ha partecipato allo studio, rincara la dose. “Se l’obiettivo è mitigare il riscaldamento globale, non è possibile semplicemente convertire i terreni alla produzione di biocombustibili”, ha spiegato. “Tutti i biocombustibili che utilizziamo attualmente causano una distruzione degli habitat, direttamente o indirettamente. L’agricoltura mondiale sostiene già allo sforzo di produrre alimenti per 6 miliardi di persone: se si producono biocombustibili a partire da vegetali commestibili, occorrerà la conversione anche dei terreni che sono già destinati all’agricoltura.”

I risultati di della presente ricerca, tra l’altro, coincidono con l’osservazione di un analogo fenomeno in atto nel contenente americano: la domanda di etanolo sta contribuendo alla conversione della foresta amazzonica brasiliana e del Cerrado (savana tropicale) in terreni adatti alla coltivazione di soia. Analogamente, gli agricoltori statunitensi, che tradizionalmente alternano le colture di mais con quelle di soia, attualmente stanno piantando mais ogni anno per soddisfare la domanda di questo prodotto.

Biocombustibili dagli scarti agricoli

Secondo le dichiarazioni dei ricercatori, a pieno regime il processo Zymetis potrebbe arrivare a una produzione di 75 miliardi di galloni – pari a 280 miliardi di litri – all’anno di etanolo
Una ricerca svoltasi presso l’Università del Maryland e cominciata con i batteri provenienti dalla Baia di Chesapeake ha portato alla scoperta di un processo chimico in grado di convertire grandi volumi di prodotti vegetali di ogni sorta, dalla carta usata fino agli scarti della produzione della birra, in etanolo e altri biocombustibili alternativi al gasolio e alla benzina.

I cosiddetti biocombustibili cellulosici possono infatti essere prodotti a partire da tutti i vegetali che non si presentano in forma di grani o semi e risultano quindi di grande importanza ecologica, da momento che possono essere ottenuti da materiali che non hanno alcun valore alimentare, come i prodotti di scarto dell’agricoltura, inclusi paglia, tutoli e brattee del mais.

Il processo è stato messo a punto anche grazie alla collaborazione con la piccola società Zymetis: il suo segreto è lo sfruttamento del batterio S. degradans, che si trova abitualmente nelle foglie di erba della pampa (Hymenachne amplexicaulis) della Baia di Chesapeake, il più grande estuario degli Stati Uniti, compreso tra gli stati della Virginia e del Maryland.

Tale ceppo batterico, infatti, produce un enzima che permette la conversione di materiale vegetale in zucchero, che a sua volta può essere convertito in biocombustibile.

In realtà i ricercatori della Zymetis non sono stati in grado di isolare il batterio in natura, ma hanno scoperto come produrre l’enzima in laboratorio. Il risultato è un composto chimico chiamato Ethazyme, che degrada le resistenti pareti delle cellule dei materiali cellulosici e converte direttamente l’intero materiale vegetale in zuccheri pronti per la trasformazione in biocombustibile, con un costo significativamente inferiore e con minore utilizzo di composti tossici rispetto al metodo convenzionale.

Secondo le dichiarazioni dei ricercatori, a pieno regime il processo Zymetis potrebbe arrivare a una produzione di 75 miliardi di galloni – pari a 280 miliardi di litri – all’anno di etanolo. Stando alle proiezioni, il mercato degli enzimi per biocombustibili potrebbe arrivare a un valore complessivo di 5 miliardi di dollari, tenuto conto anche dedll’energy bill, la legge approvata dal Senato degli Stati Uniti e che dà mandato alle compagnie petrolifere di produrre 21 miliardi di galloni di etanolo ricavato dalla cellulosa entro il 2022.

2 aprile 2008

Via il cuscino

O mio dio in che mani siamo

Il cuscino del cavaliere


Berlusconi lascia lo studio. In quel momento, un addetto della Rai leva il cuscino che era sulla sedia del Cavaliere


13 marzo 2008

Articolo di Repubblica.it - Suicidio dell'operaio



SENZA PAROLE!!!!!!!!!!!!!

Leggere questo articolo è un pugno allo stomaco…

Dedicato ai parolai, ai nani e ballerine di corte, a chi la mattina si sveglia sorride allo specchio, si mette il salame sugli occhi ed esce di casa, strafottendosene della merda che c’è in giro per le strade.

Dedicato a chi va in giro in camper, autobus, a sentire gli applausi del pubblico ammaestrato, riempendosi la bocca di paroloni senza riuscire a stare zitti un attimo a sentire l’urlo silenzioso della disperazione di larghe fasce di popolazione, che hanno davanti a loro una nebbia di dubbi e precarietà.

Una parola, un concetto deve essere al centro di discorsi e comizi: DIGNITA’, DIGNITA’, DIGNITA’, per le persone che si alzano ogni mattina ed escono di casa per guadagnarsi la Pagnotta.

Fanculo a chi dice RIALZATI Italia, l’Italia è in piedi ogni mattina a cercare un lavoro, ad aggrapparsi con le unghie a quello che ha ma che non è garantito anche domani. Spero che si alzi così tanto l’Italia da andargli a finire dritto nel c……, a spappolargli quella prostata che ha al posto del cervello.

Leggete e fate come ho fatto io dopo averlo letto: alzatevi da dove siete andate in bagno guardatevi allo specchio e sputatevi in un occhio, perché in nessuna maniera abbiamo fatto abbastanza perché una cosa così non succedesse.

http://www.repubblica.it/2008/03/sezioni/cronaca/operaio-suicida/operaio-suicida/operaio-suicida.html

Biocombustibili dagli scarti agricoli


Secondo le dichiarazioni dei ricercatori, a pieno regime il processo Zymetis potrebbe arrivare a una produzione di 75 miliardi di galloni – pari a 280 miliardi di litri – all’anno di etanolo

Una ricerca svoltasi presso l’Università del Maryland e cominciata con i batteri provenienti dalla Baia di Chesapeake ha portato alla scoperta di un processo chimico in grado di convertire grandi volumi di prodotti vegetali di ogni sorta, dalla carta usata fino agli scarti della produzione della birra, in etanolo e altri biocombustibili alternativi al gasolio e alla benzina.

I cosiddetti biocombustibili cellulosici possono infatti essere prodotti a partire da tutti i vegetali che non si presentano in forma di grani o semi e risultano quindi di grande importanza ecologica, da momento che possono essere ottenuti da materiali che non hanno alcun valore alimentare, come i prodotti di scarto dell’agricoltura, inclusi paglia, il tutolo o le brattee del mais. Il processo è stato messo a punto anche grazie alla collaborazione con la piccola società Zymetis: il suo segreto è lo sfruttamento S. degradans, che si trova abitualmente nella marsh grass Chesapeake Bay.

Tale ceppo batterico infatti produce un enzima che permette la conversione di materiale vegetale in zucchero, che a sua volta può essere convertito in biocombustibile.In realtà i ricercatori della Zymetis non sono stati in grado di isolare il batterio in natura, ma hanno scoperto come produrre l’enzima in laboratorio. Il risultato è un composto chimico chiamato Ethazyme, che degrada le resistenti pareti delle cellule dei materiali cellulosici e converte direttamente l’intero materiale vegetale in zuccheri pronti per la trasformazione in biocombustibile, con un costo significativamente inferiore e con minore utilizzo di composti tossici rispetto al metodo convenzionale.

Secondo le dichiarazioni dei ricercatori, a pieno regime il processo Zymetis potrebbe arrivare a una produzione di 75 miliardi di galloni – pari a 280 miliardi di litri – all’anno di etanolo. Stando alle proiezioni, il mercato degli enzimi per biocombustibili potrebbe arrivare a un valore complessivo di 5 miliardi di dollari, tenuto conto anche dedll’energy bill, la legge approvata dal Senato degli Stati Uniti e che dà mandato alle compagnie petrolifere di produrre 21 miliardi di galloni di etanolo ricavato dalla cellulosa entro il 2022.

12 marzo 2008

Dal latte fresco ai detersivi - prodotti sfusi per la eco-spesa


ROMA - Comprare sfuso, un po' per volta, senza esagerare, senza sprecare. Come si faceva con le vecchie nazionali senza filtro. O il litro di latte nella bottiglia che ti portavi da casa. Come una volta, quando la miseria ti faceva contare i grammi ad uno ad uno. Solo che oggi lo si fa anche per l'ambiente, non solo per la crisi economica che torna a farsi sentire. E così riecco gli italiani alle prese con un modo di fare la spesa che avevano dimenticato o che i più giovani non avevano mai conosciuto: pasta, riso o caffè comprati seguendo al dettaglio la voglia, la fame, i soldi in tasca. Detersivi, vino e latte fresco venduti rigorosamente alla spina. Sempre di più e sempre più spesso si acquista così. Usando poi contenitori biodegradabili o riciclabili, usati e portati da casa. Senza pacchi o confezioni magari ammiccanti, seducenti ma a perdere.

E' intrecciata di modernità e d'antico la ricetta per vincere la guerra all'immondizia, per non finire travolti dalle 31 milioni di tonnellate di spazzatura che ogni anno l'Italia produce, di cui ben 12 sono solo di imballaggi. Di scatole, flaconi, pacchi, bottiglie di plastica che nel sacco della spesa rappresentano il 5% del peso ma nella nostra pattumiera occupano il 50% dello spazio.

Così tra crisi economica e voglia di ecologia, cambiano i consumi. La rivoluzione sfusa è partita dal Piemonte, prima regione nel 2006 a sovvenzionare un progetto con la vendita alla spina dei detersivi, e goccia a goccia dilaga. Si moltiplicano i prodotti in listino e nei supermercati si creano zone riservate. Tecnologiche, futuribili. Come gli Ecopoint della Crai dove da una sorta di organo a canne trasparenti premendo una leva scendono a scelta caffè, pasta, riso, cereali, legumi e spezie o caramelle nella quantità desiderata. Merce, spesso di marca, rigorosamente raccolta in sacchetti biodegradabili, trasportata su carrelli riciclati.

Conviene, si risparmia, e si inquina meno. "Senza la tradizionale confezione la merce va a prezzi inferiori dal 20 al 70%", assicurano i responsabili Crai. Dodici per ora i punti vendita "ecologici", il prossimo aprirà in provincia di Napoli: 750mila le confezioni risparmiate con questo sistema in un anno mentre la vendita dei cibi sfusi è cresciuta del 10%.

La civiltà dei rifiuti, i rifiuti della civiltà, ha scritto e raccontato l'economista Guido Viale. Che consiglia: "L'unica ricetta per vincere è diminuire gli imballaggi, è dimenticare l'usa e getta, è puntare sul riciclo dei contenitori se si pensa che nella nostra pattumiera il 50% dello spazio è preso dalle confezioni". Oggetti di plastica che ci mettono mille anni ad essere "assorbiti" dalla natura.

Il Piemonte ha risposto in concreto e per primo con le catene della grande distribuzione, da Coop ad Auchan e Crai, nel 2006 ha messo in piedi, realizzato dall'associazione Ecologos, il progetto detersivi self service che ha fatto risparmiare nella sola regione più di centomila flaconi. In altre parole significa non aver usato 6,11 tonnellate di plastica per le confezioni e 3,41 tonnellate di cartone per l'imballaggio. Il meccanismo è semplice: il consumatore acquista il flacone una sola volta al prezzo di 50 centesimi e si rifornisce con quello ogni volta che ne ha bisogno, si incolla il tagliando di acquisto e paga alla cassa. Una strada seguita, tanto che i detersivi alla spina ora si trovano da Torino alla Sardegna passando per Firenze perché, come dicono alla Coop di Ponte a Greve, "costano meno, e in poco tempo sono diventati da noi il prodotto più scelto con 40mila litri in un anno".

E se la vendita di prodotti liquidi per la pulizia la richiesta cresce del 20% all'anno, più difficile quella dei generi alimentari come il latte crudo. In Italia sono 600 i distributori automatici, 360 in Lombardia. Copiati da quelli esistenti in Svizzera e Austria, sono nella maggior parte dei casi sistemati all'esterno delle aziende agricole ma anche davanti ai supermercati e vendono dai 70 ai 200 litri al giorno. Mentre a Roma c'è chi gira per i mercati col furgone: appuntamenti fissi, quotidiani per chi arriva come un tempo con la bottiglia vuota.

Perché cambia il modo di comprare?. "Nella vendita dei prodotti sfusi la spinta economica è sicuramente il motivo più forte anche se forse c'è anche il fascino della nostalgia, di quando si comprava con i vuoti a rendere, quel tanto che si voleva", dice Vanni Codeluppi, sociologo dei consumi all'università di Modena e Reggio che ricorda come la pubblicità dei prodotti punti spesso al "buon tempo andato" tra detersivi alla cenere e spuma di campagna. Con gli anni il consumatore italiano si è fatto furbo, racconta il professore, non si fa più sedurre coma una volta solo dalle marche. "Per questo credo che funzionino i prodotti sfusi. anche perché le grandi catene distributive diventano garanti della merce anche se non è del brand famoso o pubblicizzato".

Bastano chiodi e martello per avere un tetto solare

Philadelphia, 7 marzo 08
Bastano chiodi e martello per avere un tetto solare

In produzione le nuove tegole fotovoltaiche senza complessi sistemi di collegamento e cablaggio

L’azienda SRS Energy presenta le nuove tegole solari, per trasformare i tetti di costruzioni residenziali e commerciali da semplici protezioni dagli agenti atmosferici a superfici capaci di erogare energia elettrica. Dimensioni e forma sono simili a quelle dei normalissimi manti a coppo o a pannelli ondulati, tuttavia il prodotto viene fornito come materiale di copertura, in grado d’essere installato senza costose attrezzature e senza dover ristrutturare l’intelaiatura del tetto. Il risultato finale è un prodotto capace di sostituirsi ad una normale copertura, non alterando l’estetica del tetto. La copertura SRS Energy è costituita da 2 parti: una attiva, che genera energia elettrica, ed una passiva, posta nel retro e costituente il rimanente sistema di conversione. Il brevettato sistema di connessione elimina il complesso collegamento e cablaggio normalmente rintracciabile sui tetti solari, e rende l’installazione delle tegole molto facile. A differenza di altri moduli o coppi solari, le SRS Energy sono molto leggere e non contengono vetro. Distribuite nelle misure classiche delle coperture dello stesso tipo, sono pronte per essee posate in opera sul tetto, sovrapponendosi una sull’altra e fissate utilizzando normali chiodi o graffette per coperture. Per ora i costi sono ancora alti per privati, ma rimangono un’ottima soluzione per le imprese in un edificio di nuova costruzione.

Agrocarburanti: i missionari chiedono una moratoria

Stavolta sono i missionari a fare un proposta forte: moratoria per i biocarburanti che provengono dall’Africa. Un blocco di ben cinque anni. Un’altra voce critica sull’argomento

La pressante richiesta arriva dai missionari dell’Aefjn (Africa Europe faith and justice network), un’organizzazione di 43 congregazioni religiose, maschili e femminili, che svolgono la loro attività in Europa e in Africa. Il loro appello all’Ue, e ai singoli stati membri, consiste nella richiesta di una moratoria di 5 anni sull’importazione di agrocarburanti da monocolture africane su larga scala (ovviamente in primis per quelle di materie alimentari) e di astenersi da qualsiasi forma di sostegno a tali colture in Africa. I missionari vorrebbero inoltre fare una distinzione tra “agrocarburanti” e “biocarburanti”, i due nomi con cui si identificano i carburanti prodotti dalla trasformazione di materiale vegetale vivente. L’Aefjn è per adottare il termine “biocarburanti” solo per i prodotti davvero “sostenibili”, quelli che dalla produzione al consumo non determinino effetti negativi sull’ambiente e sulla società, soprattutto a detrimento delle colture alimentari dei paesi più poveri."

Ue: la ricetta per un trasporto sostenibile

L'eurodeputato Gabriele Albertini presenta la relazione, contenente una serie di misure a favore della mobilità sostenibile, che sarà al voto dell'intera Assemblea europea domani mattina

Il funzionamento della società moderna ed il sistema dei trasporti sono elementi indiscutibilmente connessi. Per questo è fondamentale riuscire a trovare delle alternative sostenibili per il trasporto che assicurino nel contempo una buona efficienza del settore. In questo senso va la relazione proposta dal Parlamento europeo su iniziativa dell'eurodeputato italiano Gabriele Albertini. Il relatore sulla politica europea del trasporto sostenibile, propone la sua ricetta a base di una serie di misure che vanno dai maggiori investimenti per sviluppare carburanti alternativi, a un approccio del "chi inquina paga" applicato ai vari mezzi di trasporto, a soluzioni innovative per ottimizzare l'integrazione del flusso urbano di merci o a sistemi di pedaggio nei grandi centri metropolitani. Si tratta di un sistema già parzialmente in uso in diversi Stati membri, che va però affinato, e completato da campagne di informazione, affinché ciascuno "sia consapevole nelle proprie scelte quotidiane di spostamento". "Le aree urbane hanno bisogno di politiche di gestione." – sostiene Albertini – "Oggi stiamo sviluppando macchine ibride e a idrogeno, ma chi può dire quale sarà la soluzione migliore nel lungo termine? Quello che è chiaro è che qualsiasi tecnologia che possa aiutarci ad ottenere efficienza nei carburanti, a ridurre la domanda di trasporto stradale e aereo, o a ottenere cambiamenti nella mentalità della gente, può essere quella vincente…alla fine sarà il mercato che opererà la scelta giusta". La relazione sarà al voto dell'intera Assemblea il prossimo martedì 11 marzo.

11 marzo 2008

CINA, STOP ALLE BUSTE DI PLASTICA GRATIS

Dal primo giugno le buste di plastica si dovranno acquistare. In tutto il paese se ne usano tre miliardi ogni giorno. Il governo assicura che incoraggerà l'uso di altri materiali.
Dal prossimo giugno, i negozi cinesi non potranno più distribuire buste di plastica gratis. Lo ha stabilito il governo di Pechino, in una delle misure prese per cercare di bloccare i danni all'ambiente provocati da oltre due decenni di una crescita economica prepotente quanto disordinata. Dal primo giugno i cinesi che vorranno usare le buste di plastica fornite dai negozi dovranno pagarle, ma il governo sostiene che incoraggerà l'uso di buste fatte con altri materiali. Si calcola che in Cina ogni giorno vengano usati tre miliardi di buste di plastica. Sempre a partire da giugno, sarà proibito portare le buste su tutti i mezzi di trasporto pubblici.

Le organizzazioni ambientaliste internazionali, come Greenpeace, hanno plaudito alla decisione affermando che la legislazione cinese è più avanzata di quella degli Stati Uniti. «Il nostro paese - afferma la nota del governo che ha annunciato le misure - consuma una grande quantità di buste di plastica, che sono convenienti per il consumatore ma portano a un serio spreco di risorse e all'inquinamento ambientale, a causa del loro uso eccessivo e del tasso di ricicriciclaggio. Le buste sono la principale fonte di inquinamento "bianco", perché possono essere facilmente strappate in pezzi ed essere buttate via»"

L'UE "NUCLEARE NON È IN MIX RINNOVABILI"

Per il portavoce del commissario Ue Andris Piebalgs l'eventuale ritorno all'atomo dell'Italia non modificherebbe l'obiettivo del 17% di fonti pulite al 2020. «L'energia nucleare non è rinnovabile, e non è calcolata nel mix dei target concordati»
L'eventuale ritorno all'energia nucleare da parte dell'Italia non modificherà gli obiettivi vincolanti fissati a livello europeo per i consumi italiani da fonti rinnovabili che dovranno salire al 17% entro il 2020.

«L'energia nucleare non è considerata una fonte rinnovabile, pertanto non è calcolata nel mix di fonti con il quale ciascun paese deve raggiungere i target concordati», ha detto il portavoce del commissario Ue Andris Piebalgs, Ferran Tarradellas, interpellato sul programma del Pdl che prevede il ritorno dell'Italia alla produzione di nucleare, in margine al consiglio ue dell'energia.

I 27 hanno concordato nel marzo del 2007 di portare a livello europeo al 20% i consumi da energie rinnovabili (prodotte da sole, vento o biomasse) entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990. Ciascun paese ha un obiettivo differenziato, fissato per l'Italia al 17% contro l'attuale 5,2%.