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31 marzo 2011

E’ vero che l’Italia è costretta a importare a caro prezzo l’energia nucleare dalla Francia? E’ falso!

L'Italia nel 2008 aveva raggiunto una potenza elettrica installata di 98.625 MW, a fronte di un picco di domanda di 55.292 (il massimo storico, di 56.822 MW, era stato raggiunto nel 2007). Praticamente siamo il paese europeo con la maggiore eccedenza di potenza installata e abbiamo già in programma la realizzazione di un numero spropositato (ed inutile) di centrali per altre decine di migliaia MW… Viene quindi da chiedersi a cosa ci serva costruire anche delle centrali nucleari.
Visti questi dati appare chiaro che l'Italia non avrebbe necessità alcuna di importare energia elettrica dalla Francia. Questo accade solo per motivi di mercato e di convenienza.
In realtà l'importazione di energia elettronucleare francese risponde in primis alle esigenze di questo paese piuttosto che a quelle italiane. Le centrali nucleari, infatti, non possono essere accese e spente a piacere come si fa con un ciclo combinato a gas, devono funzionare a ciclo continuo. Si tratta cioè di sistemi molto rigidi che non possono variare la produzione, nell'arco delle 24 ore, in modo adeguato a tenere conto delle diverse richieste sulla rete elettrica. In sostanza, in tutti i paesi industrializzati, durante la notte le richieste sulla rete sono nettamente inferiori a quelle diurne (ad esempio in Italia di notte le richieste sono dell'ordine di 30.000 MW mentre di giorno possono anche superare i 50.000 MW). La Francia, che produce circa il 78% della propria energia elettrica con il nucleare, per garantire la stabilità del proprio sistema, di notte si trova a dovere cedere sottocosto energia elettrica ai paesi confinati ma, in alcuni casi, è anche costretta a importarla a, caro prezzo, nei momenti di picco diurni... Quindi, paradossalmente, è più l'Italia che fa un favore alla Francia acquistando questa corrente. L'Italia per contro ne ha un vantaggio economico, essendo i costi dell'energia nucleare francese fittiziamente bassi poiché scaricati sulla fiscalità generale della Francia, quindi già pagati a caro prezzo dai cittadini di questo paese…

30 marzo 2011

E’ vero che col nucleare l’Italia migliorerà la propria sicurezza energetica e ridurrà la propria dipendenza dal petrolio? E’ falso!

Il nostro Paese non possiede significative riserve di uranio e quindi sarebbe costretto ad importarlo da altri paesi.
I principali produttori di uranio sono il Canada, l'Australia e il Kazakistan. Altri paesi con riserve di un certo interesse sono la Russia, il Niger, la Namibia, l'Uzbekistan, il Sud Africa, il Brasile.
Quindi se decidessimo di puntare sul nucleare per produrre l'energia elettrica sostituiremo la dipendenza dai combustibili fossili con quella dall'uranio: veramente un bell'acquisto… Tutto questo senza considerare che l'uranio è una risorsa assai limitata, che necessita di una complessa filiera (che va dall'estrazione all'arricchimento del minerale) tutta in mano di pochi paesi, quali la Francia, ma non l'Italia. Quindi, oltre alla dipendenza energetica, col nucleare, aggiungeremmo una dipendenza tecnologica. In sostanza per il "sistema Italia" il danno sarebbe doppio…
Peraltro occorre rammentare come il nucleare serve solo a produrre (a caro prezzo) l'energia elettrica, ma l'elettricità rappresenta appena un 20-25% dell'energia complessivamente consumata da un paese industrializzato che, invece, è prevalentemente usata a scopo termico o come combustibili per i trasporti. Forme di energia per cui il nucleare serve piuttosto a poco.
Del resto la Francia, che genera circa il 78% della propria energia elettrica dal nucleare, ha un consumo procapite di petrolio più alto di quello italiano. A dimostrazione, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che non è possibile sostituire la polivalenza d'impiego dei combustibili fossili con quelli fissili. E questo si riflette inevitabilmente anche sui livelli delle emissioni procapite di CO2 che, nei due paesi (Francia e Italia), sono sostanzialmente dello stesso ordine di grandezza.

29 marzo 2011

E’ vero che il nucleare è in forte espansione in tutto il mondo? E’ falso!

L'energia nucleare è troppo costosa e scoraggia gli investitori privati, a meno che non ci siano i Governi nazionali a farsi carico di tutta una serie di costi (decommissioning e gestione scorie in primis…).
E' per tale motivo che negli Stati Uniti dagli anni '80 non si costruiscono nuovi impianti. Gli stessi 8,3 miliardi di dollari recentemente stanziati dalla presidenza Obama per realizzare nuovi reattori costituiscono la migliore prova di quanto questi impianti siano diseconomici, a meno che non ci sia un forte intervento pubblico, che poi sarà pagato dai contribuenti con le proprie tasse.
Ma volendo guardare un poco i numeri di quello che i sostenitori di questa fonte energetica chiamano "rinascimento" nucleare, ci accorgiamo di come stiano realmente le cose: oggi nel mondo sono in costruzione circa 34 impianti, di cui 7 in Cina, 7 in Russia e 6 in India. Osservando però le seguenti figure, è facile constatare come circa il 70% dei reattori nucleari, oggi in funzione, siano stati realizzati fra il 1975 e il 1985: questi impianti dovranno, quindi, essere chiusi entro il 2030 (per superati limiti età). Ciò significa che per mantenere l'attuale potenza nucleare, sarebbe necessario sostituire i circa 250 GW che dovranno essere chiusi.

La realtà, quindi, è che i nuovi impianti in costruzione, sempre che riescano tutti a essere realizzati, non saranno sufficienti neanche a compensare quelli che dovranno essere chiusi per raggiunti limiti di età. Nel 2006 sono entrate in funzione 2 centrali e ne sono state chiuse 8… Nel 2015, nella più ottimistica delle ipotesi, ne potrebbero essere aperte una trentina, ma ne dovranno essere chiuse almeno 90… Nel decennio successivo (cioè tra il 2015 e il 2025), per compensare gli impianti che dovranno essere chiusi, occorrerebbe aprirne ben190, cioè una ventina di impianti all'anno con un programma di investimenti economici ed energetici assolutamente insostenibile, e questo solo per compensare gli impianti da dismettere. A dati sostanzialmente analoghi giunge, di fatto, il recente rapporto "The World Nuclear Industry Status Report 2009" , secondo cui, per mantenere costante la potenza installata, sarebbe necessario realizzare ben 192 nuovi impianti entro il 2020: praticamente uno ogni 19 giorni…
Se si pensa che paesi come la Francia, che nei decenni passati aveva fortemente puntato sul nucleare (soprattutto per costituire un proprio arsenale nucleare indipendente dell'Alleanza Atlantica), oggi ha in costruzione un solo impianto (Flamanville), dove non stanno mancando le difficoltà, comprendiamo bene come non solo il nucleare non sia in crescita ma stia vivendo da tempo una profonda e irreversibile crisi.

E’ vero che il nucleare offre un contributo energetico insostituibile? NO!!!

Il contributo attuale al fabbisogno energetico mondiale fornito dal
nucleare si attesta sul valore del 5,9% dell'energia primaria.
In realtà il valore del 5,9% dell'energia primaria non tiene conto del
fatto che solo meno di un terzo del contenuto energetico del
combustibile fissile viene effettivamente sfruttato, in quanto
convertito in energia elettrica, l'unica forma di energia che le
centrali nucleari sono realmente in grado di sfruttare. Se andiamo
infatti a vedere il seguente grafico, con il mix di produzione
dell'energia elettrica, notiamo come il contributo del nucleare
corrisponda al 13,8% (del fabbisogno elettrico), ossia inferiore a
quello dell'energia idroelettrica che contribuisce per il 15,6%.
Del resto, sempre secondo i dati della IEA, nel 2007 la produzione
idroelettrica ammontava a 3.162 miliardi di kWh contro i 2.719 del
nucleare.
Quindi la produzione da nucleare copre effettivamente un 2% dei
consumi mondiali.

Come si vede bene anche dal seguente grafico tratto
dagli importanti lavori di Storm van Leeuwen. Peraltro nessuno studio
scientifico serio prevede che per il futuro il nucleare possa fornire
un maggiore contributo che resterà sempre inferiore a quello di una
fonte rinnovabile come l'idroelettrico.