L'Italia nel 2008 aveva raggiunto una potenza elettrica installata di 98.625 MW, a fronte di un picco di domanda di 55.292 (il massimo storico, di 56.822 MW, era stato raggiunto nel 2007). Praticamente siamo il paese europeo con la maggiore eccedenza di potenza installata e abbiamo già in programma la realizzazione di un numero spropositato (ed inutile) di centrali per altre decine di migliaia MW… Viene quindi da chiedersi a cosa ci serva costruire anche delle centrali nucleari.
Visti questi dati appare chiaro che l'Italia non avrebbe necessità alcuna di importare energia elettrica dalla Francia. Questo accade solo per motivi di mercato e di convenienza.
In realtà l'importazione di energia elettronucleare francese risponde in primis alle esigenze di questo paese piuttosto che a quelle italiane. Le centrali nucleari, infatti, non possono essere accese e spente a piacere come si fa con un ciclo combinato a gas, devono funzionare a ciclo continuo. Si tratta cioè di sistemi molto rigidi che non possono variare la produzione, nell'arco delle 24 ore, in modo adeguato a tenere conto delle diverse richieste sulla rete elettrica. In sostanza, in tutti i paesi industrializzati, durante la notte le richieste sulla rete sono nettamente inferiori a quelle diurne (ad esempio in Italia di notte le richieste sono dell'ordine di 30.000 MW mentre di giorno possono anche superare i 50.000 MW). La Francia, che produce circa il 78% della propria energia elettrica con il nucleare, per garantire la stabilità del proprio sistema, di notte si trova a dovere cedere sottocosto energia elettrica ai paesi confinati ma, in alcuni casi, è anche costretta a importarla a, caro prezzo, nei momenti di picco diurni... Quindi, paradossalmente, è più l'Italia che fa un favore alla Francia acquistando questa corrente. L'Italia per contro ne ha un vantaggio economico, essendo i costi dell'energia nucleare francese fittiziamente bassi poiché scaricati sulla fiscalità generale della Francia, quindi già pagati a caro prezzo dai cittadini di questo paese…
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