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23 novembre 2007

Eco-casa, basso impatto e basso costo

Milano, alla Fiera campionaria il progetto dell'architetto Cucinella
E vendendo l'energia solare si rientra di metà delle spese


ROMA - Una casa colorata, che lascia spazio alla fantasia personale. Che si apre ai vicini mettendo in comune i servizi. Che utilizza la luce per dare elettricità e bellezza. E, soprattutto, che costa poco all'ambiente e al portafoglio di chi ci vive. È la casa a basso impatto e a basso costo, 100 metri quadrati a 100 mila euro, che sarà presentata oggi all'inaugurazione della Fiera Campionaria tornata a Milano, dopo 16 anni di assenza, sotto il segno della soft economy, trasformata nella Campionaria delle qualità italiane.

La eco-casa che fa da manifesto all'iniziativa è firmata da Symbola, la fondazione che assieme alla Fiera di Milano ha curato la Campionaria, e da Mario Cucinella, l'architetto che ha progettato l'Istituto di ricerca italo-cinese di Pechino, biglietto da visita dell'architettura ecologica italiana. Non è una casa che già esiste, ma un progetto che sarà la base di un bando di gara.

L'idea è nata mettendo assieme tre difficoltà legate all'abitare per trasformarle in una possibilità. Il primo problema sono i costi: il 18 per cento che vive in affitto paga in media un canone di 340 euro al mese, mentre il 14 per cento di chi possiede le mura in cui vive paga un mutuo che in media è pari a 458 euro. Il secondo problema è che in vent'anni i consumi energetici di una famiglia tipo sono raddoppiati. Il terzo è che il raddoppio ha comportato una forte crescita delle emissioni di anidride carbonica e dunque una spinta verso l'esasperazione del rischio climatico.

Di qui la voglia di disegnare non una singola casa, ma un modo di progettare lo spazio necessario a varie famiglie per ridurre il costo dell'abitare in termini di denaro, energia ed emissioni inquinanti. "Il nostro slogan per la casa che costa 100 mila euro è: 50 mila li paghi tu, 50 mila li paga il sole", spiega Cucinella. "Abbiamo fatto i conti in tasca a chi abiterà questi appartamenti e abbiamo scoperto che, utilizzando le opportunità assicurate dal conto energia, cioè vendendo l'energia elettrica dei pannelli fotovoltaici, si può rientrare di metà delle spese".

Ecco i numeri che reggono il ragionamento. Settanta metri quadrati di tetto coperto di pannelli danno 3 mila chilowattora all'anno. Si spendono 18.681 euro per l'impianto e si guadagnano (tra la vendita dell'elettricità e il risparmio) 1.860 euro l'anno. Dieci anni e il gioco è fatto: l'impianto è ripagato e da quel momento in poi si trasforma in rendita.

Il progetto Symbola-Cucinella si allarga anche ad altri aspetti del problema ambientale. "È una casa componibile in cui solo la cornice è già disegnata", continua Cucinella. "Gli spazi interni vanno personalizzati, mentre quelli esterni vengono socializzati e permettono di mettere in comune una serie di strutture, dalle rampe di accesso per le bici alla lavanderia, e di oggetti. Ad esempio ho scoperto che la vita media di un trapano da casa, cioè il totale del tempo in cui rimane attivo prima di essere buttato, è in media 10 minuti: vale la pena di tenerne uno in ogni appartamento?"

La Cina Sostenibile????

Riprendendo un articolo uscito su repubblica web di stamattina

Si sa che il protocollo di Kyoto è fermo al palo. Le emissioni non diminuiscono,

Nel 2020 il 20 per cento dell'energia arriverà da idrico, eolico e solare: cifre da far invidia all'Europa

Cina, il futuro energetico è rinnovabile
studio ambientalista ribalta i luoghi comuni

"Se continuano così diventeranno i leader mondiali della produzione verde"



Cina, il futuro energetico è rinnovabile
studio ambientalista ribalta i luoghi comuni

Ogni settimana in Cina viene costruita una nuova centrale a carbone. Questo dato, ripetuto come un ossessivo ritornello, è diventato il cavallo di battaglia di tutti i detrattori del Protocollo di Kyoto e spesso è usato come una clava contro i fautori di un sistema energetico più sostenibile. Un rapporto curato dal Worldwatch Institute, una delle più antiche e prestigiose organizzazioni ambientaliste americane, sembra ora ridimensionare fortemente la portata di questo luogo comune.

Quando il segretario Hu Jintao nel corso del XVII congresso del Partito comunista cinese ha annunciato la necessità per il Paese di imboccare la strada dello sviluppo sostenibile evidentemente non stava bluffando. Lo studio Powering China's Development: The Role of Renewable Energy pubblicato in questi giorni dal ricercatore Eric Martinet e da Li Junfeng, il vice presidente della società cinese per l'energia rinnovabile, illustra uno scenario molto diverso da quello che siamo soliti associare al colosso asiatico.

Nello sfruttamento delle fonti rinnovabili, si legge nel rapporto, la Cina è sulla buona strada per raggiungere e probabilmente superare il suo obiettivo di produrre entro il 2020 il 15% dell'energia da idroelettrico, sole, vento e biomasse, toccando quota 400 gigawatt, il triplo degli attuali 135 gigawatt prodotti. Un risultato che potrebbe quindi avvicinarsi molto all'ambizioso traguardo del 20% fissato per lo stesso anno dall'Unione Europea, riconosciuto leader mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici. La performance positiva di Pechino, stando ancora alla ricerca, potrebbe poi portare il paese a raggiungere quota 30% nel 2050.

"E' vero - spiega il direttore del Worldwatch Institute Cristopher Flavin - quando, nell'aprile del 2007, ho visitato Pechino sono rimasto scosso dallo smog nero che oscura la vista delle montagne a nord della città. Ma durante la mia settimana di incontri nella capitale sono rimasto ancora più colpito da un altro aspetto che inizia ora a essere svelato: la crescita esplosiva di industria del solare e dell'eolico".

Entrando nel dettaglio, la ricerca ricorda che al momento Pechino ricava da fonti rinnovabili l'8 per cento della sua energia e il 17 per cento della sua elettricità. Cifre destinate a diventare nel 2020 rispettivamente almeno il 15 e il 21 per cento. Se la parte del leone continuerà a farla l'idroelettrico, a trainare il balzo in avanti, secondo Martinet e Junfeng, saranno solare ed eolico. In Cina, ricordano i due ricercatori, la produzione di turbine a vento e di celle fotovoltaiche nel 2006 si è raddoppiata, lasciando presagire nel giro di un triennio il sorpasso di Europa e Giappone, che attualmente in questi due settori detengono la leadership mondiale. Aggiungendo così un nuovo primato a quelli già conquistati nel minidrico e nel solare termico.

Perché le promesse dell'attuale tendenza vengano mantenute, il rapporto del Worldwatch Institute sottolinea che è necessario che la Cina continui a migliorare la qualità tecnologica dei suoi prodotti, la formazione della sua manodopera specializzata e la politica di incentivi economici e normativi a favore delle rinnovabili. "Ma - conclude il rapporto - visto il forte impegno di Pechino nel voler diventare un paese leader nella produzione industriale legata alle fonti rinnovabili e viste le sue preoccupazioni per la sicurezza energetica, la certezza degli approvvigionamenti, l'inquinamento dell'aria e i cambiamenti climatici, il futuro dell'energia rinnovabile in Cina appare brillante".

(21 novembre 2007)

9 novembre 2007

Biomasse, batteri, biocombustibili | Le Scienze

Biomasse, batteri, biocombustibili | Le Scienze
L'energia del futuro

Biomasse, batteri, biocombustibili

L'utilizzo di batteri fotosintetici rinnovabili nella produzione di biocombustibili elimina la necessità di costosi e complessi processi di lavorazione

L'Arizona State University (ASU) ha annunciato l'avvio di una collaborazione di ricerca con la compagnia petrolifera BP e la Science Foundation Arizona (SFAz) per sviluppare una fonte rinnovabile di biocombustibili. In particolare gli studiosi intendono ottimizzare l'utilizzazione di un batterio fotosintetico per produrre biodiesel, un combustibile ad alto contenuto energetico e sostenibile che può essere utilizzato nei motori termici convenzionali.

"Questo progetto illustra come dare il via a una ricerca ad alto impatto che coinvolga istituzioni, industria e università verso un unico obiettivo per risolvere un problema sociale urgente", ha spiegato George Poste, direttore del Biodesign Institute dell'Arizona State University. L'utilizzo di batteri fotosintetici rinnovabili nella produzione di biocombustibili elimina la necessità di costosi e complessi processi di lavorazione.

Inoltre, le colture microbiche su larga scala, che sfruttano l'energia solare e impianti con un basso impatto ambientale, possono essere realizzate anche su terreni aridi. "Un imperativo delle iniziative sulla sostenibilità globale dell'Arizona State University è quello di impegnarsi a fornire soluzioni innovative per i problemi del traffico veicolare del pianeta", ha commentato Michael Crow, presidente della stessa Università.

"Potremmo sfruttare la nostra maggiore risorsa, ovvero l'abbondande insolazione de Sudovest, come primo elemento catalizzatore delle nuove scoperte che potrebbero portare benefici alla nostra regione."

"La tecnologia delle fonti rinnovabili è una via promettente, in grado di garantire un'alto rapporto biomassa/combustibile. In particolare, poiché i batteri sono dipendenti, per la loro crescita, dal biossido di carbonio, si tratta di una fonte energetica potenzialmente senza emissioni. La produzione di biocombustibili dai batteri permette alla tecnologia di essere piazzata adiacente agli impianti di potenza, e di sfruttarne le emissioni di anidride carbonica." ( fc)

Il petrolio sfonda i 98 dollari al barile L'euro punta verso la soglia di 1,50 - economia - Repubblica.it

Il petrolio sfonda i 98 dollari al barile L'euro punta verso la soglia di 1,50 - economia - Repubblica.it

Nuovi record sul mercato Usa. A Londra picco del Brent a 95,19 dollari
Negli Stati Uniti scorte a -800 mila barili. Washington: "Prezzi troppo alti"

Il petrolio sfonda i 98 dollari al barile
L'euro punta verso la soglia di 1,50

In Italia preoccupazione per diesel e benzina. Bersani: "Paralisi di iniziativa da parte dell'Ue"
Confindustria: l'indice dei valori delle materie prime a ottobre registra un aumento dell'1,8%

<B>Il petrolio sfonda i 98 dollari al barile<br>L'euro punta verso la soglia di 1,50</B>

ROMA - Euro e petrolio continuano a bruciare record in una corsa che sembra non aver fine. Il greggio si avvicina ormai alla soglia dei 100 dollari: per gli analisti è solo questione di tempo. Preoccupazione della casa Bianca e del governo italiano.

I timori per i rifornimenti e soprattutto l'euro forte stanno facendo lievitare i prezzi del petrolio che si è spinto fino a 98,62 dollari, per poi ripiegare fino ai 96,42 dollari degli ultimi scambi a New York, mentre la moneta unica ha toccato un massimo di 1,4730 dollari e punta verso la soglia di 1,50.

A Londra il Brent ha superato per la prima volta i 95 dollari spingendosi fino al picco di 95,19. In Italia preoccupano i prezzi del diesel e della benzina che si avvicina sempre più al massimo raggiunto nel luglio 2006 (1,409 euro/litro). Questa mattina sugli impianti Api-IP e Kupit il "prezzo consigliato" per la verde è arrivato a 1,367 euro al litro (+1 centesimo), mentre quello del diesel è di 1,268 euro al litro (+1 centesimo), abbondantemente sopra il massimo toccato ieri da Total (1,259 euro al litro).

E mentre la Casa Bianca fa sentire la propria voce ("I prezzi del petrolio sono troppo alti", ha detto la portavoce Dana Perino), il rischio di un collasso dei rifornimenti, nel caso in cui la produzione non soddisfi più la domanda, è reale. Anche l'Agenzia internazionale dell'energia avverte: sarà un colpo "definitivo" per l'economia mondiale.

Conferme ai timori arrivano dal nuovo calo, seppur inferiore alle attese, delle scorte settimanali negli Stati Uniti: -800 mila barili a 311,9 milioni contro le attese di una flessione di 900 mila barili. Anche le giacenze di benzina hanno registrato un calo di 800 mila barili a 194,3 milioni rispetto alle stime di un aumento di 100 mila barili. Crescono invece i distillati: +100 mila barili a 135,4 milioni contro le attese di un calo di 400 mila barili.

Le speculazioni che coinvolgono il mercato del petrolio e quello dei cambi vengono spiegate con la debolezza della moneta verde vengono spiegate. Ma alla corsa del greggio contribuiscono anche le tensioni in Medio Oriente e la costante ascesa della domanda di olio combustibile in tutto il mondo, soprattutto India e Cina. Un eccesso di domanda che, se non dovesse trovare compensazione in un aumento della quota di produzione Opec che al momento non appare così probabile, potrebbe portare a nuove impennate del prezzo del petrolio.

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(7 novembre 2007)

Clima, la California di Schwarzy fa causa al governo federale - ambiente - Repubblica.it

LEGGETE QUI....... e bravo Terminator........

Clima, la California di Schwarzy fa causa al governo federale - ambiente - Repubblica.it

Firmata la dichiarazione di Port-Cross sulle Aree Marine Protette del Mediterraneo

Parks.it - Firmata la dichiarazione di Port-Cross sulle Aree Marine Protette del Mediterraneo

Firmata la dichiarazione di Port-Cross sulle Aree Marine Protette del Mediterraneo

L'importanza cruciale delle aree marine protette per la conservazione della biodiversità e le risorse del Mar Mediterraneo è stata ribadita dalla Dichiarazione di Port-Cros, firmata in occasione della Conferenza della Rete delle AMP del Mediterraneo - MEDPAN, 24-27 ottobre 2007, a Porquerolles, nel Parco Nazionale di Port-Cros (Francia). La Dichiarazione è stata approvata all'unanimità dai partecipanti alla Conferenza, più di 120 esperti della conservazione marina, facenti parte degli organismi di gestione delle AMP del Mediterraneo, di diversi governi, di organizzazioni non governative, intergovernative e internazionali e della comunità scientifica.

La Dichiarazione invita alla collaborazione per creare una rete ecologica coerente, rappresentativa ed efficacemente gestita di AMP entro il 2012, e caldeggia la cooperazione tra le diverse sponde del Mediterraneo e la condivisione di conoscenze e di esperienze, al fine di rafforzare l'efficacia di gestione delle AMP. Nel documento, inoltre, viene ribadita la necessità di realizzare piani di azione, miranti a risolvere i problemi attuali di gestione, a preservare l'immenso patrimonio naturale mediterraneo ed a favorire lo sviluppo armonioso delle comunità che vi vivono, anche attraverso la messa a disposizione di risorse finanziarie e umane adeguate. La Dichiarazione sarà presentata alla prossima Riunione dei Governi dei Paese aderenti alla Convenzione di Barcellona, nel gennaio 2008. Federparchi è tra i firmatari della Dichiarazione, anche in considerazione della centralità del tema delle aree marine nel panorama dell'esperienza italiana.

Il testo della Dichiarazione di Port-Cros è disponibile in inglese e francese nella Sezione "Documents" del sito: www.medpan.org

Berlusconi nega l'editto bulgaro "Soltanto critica alla tv pubblica" - cronaca - Repubblica.it

Berlusconi nega l'editto bulgaro "Soltanto critica alla tv pubblica" - cronaca - Repubblica.it

Il leader di Forza Italia torna sulle accuse di aver cacciato
Enzo Biagi dalla televisione di Stato quando era al governo

Berlusconi nega l'editto bulgaro
"Soltanto critica alla tv pubblica"


<B>Berlusconi nega l'editto bulgaro<br>"Soltanto critica alla tv pubblica"</B>
MILANO - "Non c'è mai stato un editto bulgaro
né ho mai detto che questi signori non dovevano fare televisione": con queste parole Silvio Berlusconi, dopo la morte di Enzo Biagi, torna sulle accuse di aver cacciato - quando era la governo - il grande giornalista dalla tv pubblica.

"Tutto e' stato sconvolto - continua l'ex presidente del Consiglio - la verità è che io criticai, e la critica è ancora valida, come veniva usata la tv, soprattutto quella pubblica, pagata con i soldi di tutti e dissi che i dirigenti nuovi che verranno dovranno evitare che ciò si ripeta. Non c'era nessuna intenzione di far uscire dalla televisione e neppure di porre veti alla permanenza in tv di chicchessia. Quindi ancora una volta è stato tutto deformato dalla sinistra.

Berlusconi scatenò la polemica in una conferenza stampa svoltasi in occasione di una visita ufficiale a Sofia il 18 aprile 2002. "L'uso che Biagi, Santoro, ... come si chiama quell'altro ... Luttazzi, hanno fatto della televisione pubblica, pagata con i soldi di tutti, è un uso criminoso. E io credo che sia un preciso dovere della nuova dirigenza di non permettere più che questo avvenga".

SENZA PAROLE......................

(7 novembre 2007)

Tonini all'attacco ad Annozero "Biagi lo hanno ucciso" - cronaca - Repubblica.it

Tonini all'attacco ad Annozero "Biagi lo hanno ucciso" - cronaca - Repubblica.it

Il cardinale ricorda con parole durissime l'allontanamento del giornalista dalla Rai "Dava fastidio, non era utile: lo hanno ostracizzato come in Grecia"

Tonini all'attacco ad Annozero
"Biagi lo hanno ucciso"


<B>Tonini all'attacco ad Annozero<br>"Biagi lo hanno ucciso"</B>

Il cardinale Ersilio Tonini

ROMA - Nel giorno dei funerali di Enzo Biagi, nel giorno in cui la figlia Bice smentisce Silvio Berlusconi ricordando che "l'editto bulgaro c'è stato", parole pesantissime sugli ultimi anni del grande giornalista arrivano da uno dei suoi più cari amici, il cardinale Ersilio Tonini: "Lo hanno ucciso - dice, in collegamento con la trasmissione Annozero di Michele Santoro - è stato un ostracismo. Enzo Biagi dava fastidio, non era utile ed è stato cacciato".

"La Rai si è derubata - prosegue Tonini, nel corso del programma televisivo tutto dedicato alla vicenda del giornalista - c'era un tranello, una motivazione che non era degna. Ero suo amico e sono anche un uomo che conosce un po' la realtà. Biagi non è stato solo un uomo della tv, ma anche una persona che ha combattuto per la giustizia e la libertà, un uomo di una schiettezza piena. Non si possono trattare gli uomini come pezzi da giocare. Allora si torna alla Grecia, all'ostracismo. Non è una bella epoca".

Tonini ricordato poi la "coerenza, la sincerità e la schiettezza" dell'uomo con il quale, ricorda, "abbiamo girato l'Italia insieme. Biagi ha lottato, aveva dei forti convincimenti ed era molto modesto. Non è stato capito. Dava fastidio, non era utile ed è stato buttato fuori".

All'inizio della trasmissione, anche Santoro - altra vittima dell'editto bulgaro - ricorda la figura del giornalista: "Con Enzo Biagi abbiamo avuto dei momenti molto aspri, ma alla fine siamo diventati amici. Ma non per l'editto bulgaro, che è avvenuto dopo la nostra amicizia. Lo siamo diventati perchè abbiamo deciso di batterci, informando gli italiani del fatto che concentrare tanto potere nelle mani di una sola persona poteva costituire un pericolo per la democrazia".

(8 novembre 2007)

Lo schiavismo italiano condannato dall'ONU

Segnalo la lettura di questo interessante e NON SENTITOSULLE RETIPUBBLICHETVRADIORAIMEDIASETLA7CAZZINCULO articolo dal blog del "populista" Beppe Grillo.
Perchè questo post in un blog che parla di sviluppo sostenibile. Di certo non perchè anch'io faccio parte della generazione mille euro (ma chi sono i fortunati che ricevono i mille euro al mese, io no di certo - si lamentano pure sti str....). Il concetto di sviluppo sostenibile è fortemente connesso all'equità sociale. Se il concetto di pari accesso alle risorse non è applicato in una democrazia avanzata come la nostra (sic?) come può esserlo nei paesi in via di sviluppo dove la disuguaglianza sociale si accompagna a mere condizioni sanitarie e ambientali?

6 novembre 2007

Torre Guaceto diventa " Area specialmente protetta"

L'Area Marina Protetta di Torre Guaceto, assieme ad altre 3 aree protette Italiane il Plemmirio (Sicilia), Miramare (Friuli Venezia Giulia) e Tavolara – Punta Coda Cavallo (Sardegna), è stata inserita nel protocollo " Aree specialmente protette di importanza mediterranea". L'inserimento è avvenuto a seguito di un recente incontro a Madrid fra i paesi firmatari del " Mediterranean Action Plan" uno dei protocolli tecnici previsti dalla Convenzione di Barcellona, strumento giuridico del Piano d'Azione alla quale aderiscono 17 Stati e organismi internazionali. Essa sancisce il dovere degli Stati di protezione, conservazione e gestione sostenibile del Mediterraneo di aree di particolare valore. Il protocollo prevede infatti la compilazione di una Lista di Aree Specialmente protette.
Tale prestigioso riconoscimento inserisce Torre Guaceto come area idonea a rappresentare il patrimonio di biodiversità nel Mediterraneo e conferma l'importanza di tutelare i delicati habitat marini presenti nella nostra Riserva.
Il presidente Vincenzo Epifani annuncia questo conferimento con grande soddisfazione e sottolinea che tale approvazione è frutto delle attività di pianificazione svolte fino ad oggi dal Consorzio di Gestione quali il Piano di gestione del Sic e il Piano Triennale della Riserva Marina, il Sistema di Gestione Ambientale ISO14001 - EMASII e gli interventi di regolamentazione della piccola Pesca Professionale nella zona C dell'AMP.
Tali interventi di fatto permettono la tutela, la conservazione e la valorizzazione dell'ambiente e degli habitat esistenti attraverso l'utilizzo sostenibile del mare.

Sull'eolico ambientalisti senza pace ora è scontro anche nell'oasi Marche - ambiente - Repubblica.it

Sull'eolico ambientalisti senza pace ora è scontro anche nell'oasi Marche - ambiente - Repubblica.it: "La Regione ha adottato un piano energetico innovativo, apprezzato da Legambiente e Greenpeace Ma sull'Appennino sono previsti due impianti a pale contestati da Wwf, Italia Nostra e altre associazioni Sull'eolico ambientalisti senza pace ora è scontro anche nell'oasi Marche Due anni fa un progetto simile era stato salutato con favore come un esempio da seguire Ora invece le organizzazioni, già protagoniste di diversi 'duelli', si danno battaglia di VALERIO GUALERZI

Sull'eolico ambientalisti senza pace ora è scontro anche nell'oasi Marche

Una veduta si Serravalle di Chienti, dove dovrebbe sorgere l'impianto eolico ROMA - Doveva essere la frontiera della pace ritrovata, si sta trasformando in una nuova trincea di guerra. La progettazione di due impianti eolici nelle Marche rischia di tornare a inasprire le divisioni dell'universo ambientalista su come, quando e dove costruire le grandi pale per ricavare energia dalla forza del vento. Da una parte Italia Nostra, Wwf, Lipu, Comitati nazionali del paesaggio e Club alpino italiano, fermamente decisi a difendere la bellezza dell'Appennino maceratese e a impedire la nascita di due nuove centrali nella Comunità montana di Camerino, a ridosso dei comuni di Serravalle di Chienti, Montecavallo e Pieve Torina. Dall'altra parte Legambiente e Greenpeace, convinte invece che il passaggio a un sistema energetico sostenibile valga qualche piccolo sacrificio a spese della bellezza delle vallate.

Il conflitto in corso sui progetti marchigiani non è certo l'unico e neppure il più duro: recentemente i due fronti si sono dati battaglia in Toscana, dove il Tar su richiesta di Italia Nostra ha fermato l'impianto di Scansano, costringendo Legambiente a costituirsi parte civile davanti al Consiglio di Stato; in Molise, dove al centro dello scontro c'è il primo progetto di eolico offshore in Italia; sui monti del Sannio, all'incrocio tra Molise, Puglia e Campania, dove la contrapposizione riguarda la possibilità di impiantare sedici torri.

Inoltre, ad allontanare ancora di più i due schieramenti, il giro di vite imposto dal ministero dell'Ambiente per l'introduzione dell'eolico. Se il fronte dei critici ha salutato l'iniziativa con favore, Legambiente e Greenpeace hanno avuto la reazione opposta, scrivendo un'allarmata lettera congiunta al ministro Pecoraro Scanio.

Lo scontro delle Marche rispetto agli altri ha però un grandissimo valore simbolico. Poco più di due anni fa i criteri scelti nella regione per sfruttare il suo potenziale eolico erano stati salutati infatti da Wwf e Legambiente come "la lezione marchigiana" e "il decalogo di Fiuminata". In vista della progettazione di un impianto nel piccolo comune al confine con l'Umbria, non distante dal luogo dove dovrebbero sorgere gli altri due ora al centro della polemica, le due associazioni ambientaliste e un gruppo di parlamentari avevano sottoscritto insieme alle istituzioni locali un "decalogo dell'eolico sostenibile" che aveva messo finalmente tutti d'accordo. Al centro dell'intesa c'era in particolare l'impegno del Comune a garantire il controllo rigoroso dell'impatto ambientale e paesaggistico e l'utilizzo di parte delle risorse ricavate in politiche di sviluppo sostenibile.

I progetti in ballo nella Comunità montana di Camerino paradossalmente rafforzano ulteriormente quei criteri, ma quella che era stata ribattezzata "la pax ecologica" ha lasciato ora il posto a una dura contrapposizione.

"Si tratta di due impianti che dovrebbero sorgere in un'unica macroarea, uno composto di sette macchine da due megawatt ciascuna e un altro da diciassette macchine, anche queste da due megawatt ciascuna", spiega Andrea Perduca, responsabile dell'eolico per la Sorgenia. "Uno dei due è nostro - racconta ancora - l'altro è gestito direttamente da una Srl creata dalla Comunità montana. Ora le carte sono al vaglio della commissione regionale per la valutazione di impatto ambientale, che deciderà a giorni. Noi siamo tranquilli perché la scelta del territorio non è stata casuale, ma rientra in uno dei rari casi di pianificazione regionale".

A individuare la zona in questione è stato infatti il Pear delle Marche, il Piano energetico ambientale regionale, dopo un lungo lavoro preparatorio. "Abbiamo tenuto conto di tutti i vincoli presenti sul territorio, degli studi commissionati alle università regionali sul valore botanico delle zone e anche della presenza faunistica, compresa la valutazione delle rotte migratorie degli uccelli", ricorda la responsabile del Pear, l'architetto Silvia Catalino. Un piano, caso più unico che raro, che punta molto, fissando quote e percentuali, su microproduzione distribuita, fonti rinnovabili e cogenerazione, impegnando chi realizza le nuove centrali a reinvestire gli utili nella valorizzazione del territorio.

Linee di intervento, concorda Edoardo Zanchini di Legambiente, che sono da sempre cavalli di battaglia degli ecologisti. "Francamente prendersela con le Marche mi pare dura", aggiunge cercando di non infiammare gli animi ancora di più. Ancora più netto il giudizio di Giuseppe Onufrio di Greenpeace: "Le grida contro l'eolico sono voci a favore delle tecnologie fossili se non del nucleare e come tali le attacchiamo decisamente. Si possono mitigare alcuni impatti, ma ribadiamo un concetto fondamentale per noi: i cambiamenti climatici sono la priorità ambientale in assoluto e queste posizioni contro l'eolico sono antiambientali".

Ma il punto di vista del Wwf è un altro. "Vale per l'eolico quello che diciamo anche per i rigassificatori e per le altre infrastrutture energetiche: non si può andare avanti senza una seria pianificazione nazionale", osserva il segretario generale Michele Candotti. "Per questo - aggiunge - ci accingiamo a presentare un documento la cui bozza abbiamo già inviato a enti centrali e locali per instaurare degli strumenti di valutazione che tengano conto della potenza degli impianti, del loro impatto sul territorio e dell'interazione con i vincoli che insistono sulle varie zone. In un Paese che procede per conflitti ideologici, la nostra vuole essere anche una provocazione, offrendo uno strumento di pianificazione che consenta di fare finalmente le cose per bene".

(5 novembre 2007)

Ambiente, il mondo dice sì agli eco-sacrifici - ambiente - Repubblica.it

Ambiente, il mondo dice sì agli eco-sacrifici - ambiente - Repubblica.it: "Ma gli italiani e i russi sono ancora scettici Ambiente, il mondo dice sì agli eco-sacrifici di ANTONIO CIANCIULLO Ambiente, il mondo
dice sì agli eco-sacrifici
ROMA - L'energia verde è un brand di successo. E' la conclusione a cui è arrivata la Bbc dopo aver intervistato 22 mila persone in 21 paesi del mondo. La doppia pressione del costo del petrolio, che sale come un geyser, e del cielo, che si gonfia di gas serra, ha spinto quattro intervistati su cinque a dichiararsi disposti a modificare le proprie abitudini quotidiane per dare più certezza al futuro. Una buona quota di questo 83 per cento di persone che ritengono un cambiamento degli stili di vita 'probabilmente' o 'sicuramente' necessario propende per scelte radicali. Tra i paesi più determinati a spostarsi verso le fonti energetiche a basso impatto ambientale ci sono la Spagna (per il 68 per cento è assolutamente necessario), l'Italia (62 per cento), la Cina (59 per cento). Sul fronte opposto troviamo molti paesi che devono ancora affrontare il salto verso la fase post-industriale (Nigeria, Egitto, Kenya) e, a sorpresa, gli Stati Uniti, dove solo il 19 per cento degli intervistati considera assolutamente necessario cambiare le proprie abitudini di tutti i giorni.

Se sulla volontà di modificare il rapporto quotidiano con l'energia il consenso, con le eccezioni indicate, è molto largo, sulla terapia per mettere in sicurezza il cielo i giudizi sono più articolati. Per frenare i consumi bisogna far crescere il costo dell'energia? Rispondono sì il 79 per cento degli intervistati in Cile, il 77 per cento in Gran Bretagna, il 72 per cento in Canada, il 70 per cento in Germania, il 65 per cento negli Stati Uniti, il 64 per cento in Brasile, il 61 per cento in Messico e in Francia. Contro tendenza vanno Italia e Russia, che restano sotto il 50 per cento. Un giudizio che la Bbc collega al costo dell'energia particolarmente alto in questi due paesi e alla scarsa propensione a veder salire ancora il livello di tassazione: in Italia solo il 35 per cento si dichiara disposto a un aumento del prelievo fiscale energetico non finalizzato.

In sostanza gli italiani sono disposti a spendere di più per l'energia pulita solo in maniera mirata, comprando da un fornitore di cui si fidano. "E' una linea di tendenza molto netta, documentata da una recente ricerca della Makno", ricorda il segretario del Wwf Michele Candotti. "E del resto, nel contesto italiano, non è sbagliato pretendere di più allo stesso prezzo: nel dossier che abbiamo appena completato, "Un milione di condomini efficienti", si dimostra che passare da una caldaia a gasolio a una caldaia a condensazione dimezza i costi in bolletta oltre che le emissioni di anidride carbonica".

Anche secondo lo studio commissionato lo scorso ottobre dal Gestore servizi elettrici (Gse) e condotto dall'Istituto di ricerche economiche e sociali (Ires) intervistando mille persone, oltre il 50 per cento degli italiani è pronto a pagare qualcosa in più ogni bimestre sulla bolletta di casa per rifornirsi di energia rinnovabile, con il 19 per cento che sarebbe disposto a contribuire con una quota fino a 10 euro al mese e il 16 per cento disponibile a pagare in bolletta fino a 50 euro in più.

"Il sondaggio della Bbc conferma che la preoccupazione per il cambiamento climatico è alta in quasi tutti i paesi, ed è particolarmente interessante il livello di attenzione che esiste in Cina", commenta Gianni Silvestrini, direttore del Kyoto Club, il cartello delle industrie impegnate in campo ambientale. "Nonostante una comprensibile resistenza a un aumento indiscriminato della pressione fiscale, l'Italia appare in linea con questo trend. E infatti da una recente ricerca condotta da Abacus risulta che la maggior parte degli intervistati chiede di puntare sul solare e l'82 per cento è favorevole all'installazione di impianti eolici nel proprio Comune. Secondo un'altra ricerca di mercato, della Ipsos, per il 60 per cento degli italiani l'elemento determinante per decidere che tipo di energia usare è che sia sicura e poco inquinante".